martedì 11 gennaio 2011

Studio dell'università di Torino: negli ultimi due mesi di gravidanza il feto percepisce le sagome

Nel grembo materno non è così buio perché penetra luce dall’esterno (soprattutto in estate e se la gestante indossa abiti leggeri) e il feto negli ultimi mesi di gravidanza può probabilmente cogliere con lo sguardo qualche dettaglio del suo primo “nido” e magari anche le sue manine e i suoi piedini, imparando i primi “rudimenti” di coordinazione visivo-motoria. È quanto emerso dallo studio di Marco Del Giudice del dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino.
«Ho misurato la quantità di luce che passa attraverso vari tessuti corporei (muscolo e grasso) e diversi tipi di vestiti - spiega Del Giudice - poi ho creato un semplice modello basato sullo spessore della pancia della madre e sulla presenza o meno di vestiti e visto quanta luce può penetrare in utero». Pubblicato sulla rivista Developmental Psychobiology, «è il primo studio a suggerire che ci possa essere esperienza visiva prima della nascita nell’uomo - dichiara Del Giudice - l’argomento non è mai stato studiato in dettaglio prima d’ora».
«Finora si pensava che l’ambiente uterino fosse troppo buio per permettere la visione», aggiunge Del Giudice, questo studio dimostra invece che di luce ne penetra a sufficienza per consentire al piccolo di vedere ciò che lo circonda. Gli occhi del feto maturano abbastanza tardi: prima le palpebre sono chiuse e “fuse” insieme; di solito iniziano ad aprirsi al sesto mese, spiega Del Giudice. «Verso il settimo mese i feti hanno la capacità di orientare lo sguardo e fissare un punto nello spazio - aggiunge il ricercatore - anche se questa abilità potrebbe essere già presente al sesto mese (studi hanno registrato l’attività cerebrale dei feti mentre si faceva passare un flash di luce attraverso la pancia della madre). Si può dire che tra il settimo e il nono mese i feti possono aprire gli occhi e sono capaci di dirigere lo sguardo verso degli oggetti».
Si sa anche che i feti sono miopi, continua il ricercatore, e che probabilmente vedono meglio quando la luce è scarsa.


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