lunedì 19 aprile 2010

Riporto anche qui un commento che riguarda il mio libro e che ho postato su Anobii:

"Ho notato che alcuni punti del racconto sono stati travisati o poco compresi, per cui spero di non annoiarvi se inserisco qualche chiarimento. ^_^

Capisco che qualcosa sia potuto sfuggire a chi non è stato appassionato dalla storia. :)

Innanzitutto, non mi sembra di avere mai scritto che le donne nn debbanno lavorare, ma solo che la nostra società costringe le donne a farlo.
Pensavo quindi alla tutela dei diritti della donna e della famiglia. ;)

Chi, donna o uomo, vuole prendersi cura della propria famiglia, ha la stessa dignità di chi vuole lavorare fuori e ritengo che debba essere tutelato e assistito dallo Stato perché svolge un servizio, dato che la famiglia è la prima cellula della società e se è sana, tutta la società è sana.

Inoltre, quando la donna è costretta ad abortire perché non può mettere al mondo un figlio perché non riuscirebbe ad allevarlo con le sue risorse economiche, il suo diritto, la sua dignità di donna, non son tutelati.

Per tornare al racconto, la protagonista, Francesca, non si innamora del pittore.
La sua è solo un'infatuazione, semplice attrazione fisica (in quel punto del racconto c'è una specie di monologo interiore "ma quello non era amore?" era quello che lei pensava, ma si accorge subito che non è così perchè i due erano talmente diversi da potere provare solo altri tipi di sentimenti).

Il personaggio di Samuel è invece volutamente marginale e poco sviluppato per una mia decisione.
Capisco che i lettori avrebbero preferito un'esposizione differente. :)

Per quello che riguarda l'ambiente di cui si parla nel racconto, è difficile forse fare comprendere e descrivere a chi cresce in contesti tanto differenti, una società che sta cambiando e dove eccessi di modernità e tradizione convivono e si scontrano.

In ogni caso, nell'ambiente in cui Francesca è cresciuta (un piccolo paese, pochi abitanti) è naturale affezionarsi, provare o pensare di provare sentimenti forti o esagerati soprattutto quando si vive fianco a fianco per qualche mese con una persona "diversa", portatrice di un'altra mentalità, di altri valori, lo si ammira e certe cose possono succedere spontaneamente, come possono accadere a chiunque, in un momento di debolezza.
Può succedere soprattutto a chi si sente costretto all'interno di un certo contesto culturale.

In ogni caso io continuo a sostenere che la realtà ci propone situazioni e individui che superano ampiamente la nostra immaginazione.

Il diritto del padre è uno dei punti opinabili del racconto, ma io ritengo che la donna non sia l'unica artefice della vita e che troppo spesso il diritto dell'uomo venga calpestato.
Ce lo dimostrano diversi fatti di cronaca e storie vere raccontate in altri libri e siti.

Personalmente mi sento discriminata quando si parla di "diritti delle donne" e preferirei che si parlasse di diritti umani.

Ma qui si potrebbe discutere ampiamente, dipende tutto dalla nostra concezione del diritto e dalla visione che abbiamo.

Sappiamo che ognuno di noi ha una visione parziale della realtà e fortemente condizionata dalle proprie esperienze e dalle situazioni vissute.

Spero di avere chiarito meglio il mio pensiero. :)"

giovedì 8 aprile 2010

I più fortunati nascono in Norvegia

Sembra che i paesi dove si vive meglio siano quelli dove si rispetta di più la legge.

I norvegesi non solo nutrono un elevato rispetto per le loro leggi, ma considerano i bambini una risorsa da proteggere e su cui investire.

Sembra che questi siano i maggiori punti di forza di questo paese e la Norvegia riesce così ad essere il paese dove si vive meglio al mondo.

Il paese dove si vive peggio invece, è la Nigeria.

sabato 3 aprile 2010

Aborto: un diritto o un grande business?

Circa quindici anni fa, c'erano diversi medici che utilizzavano cure alternative per curare il cancro.

Ricordo in particolare uno di loro che lavorava presso l'università di Messina e che, avendo osservato che il cancro è praticamente assente nei soggetti allergici, curava i suoi pazienti con l'istamina.

Sosteneva che la sua cura fosse efficace, ma che non c'era interesse a studiarla perchè la chemioterapia è molto costosa mentre il prezzo dell'istamina è insignificante.

In seguito arrivarono alcuni ricercatori dall'estero per valutare l'efficacia della cura di questo medico, ma trovarono che non aveva alcun fondamento scientifico.

Non ho gli strumenti, né la competenza per valutare quanto le parti sostenevano, e non voglio invitare nessuno ad affidarsi a incerte cure alternative dietro le quali spesso si nascondono dei truffatori.

E' innegabile però che dietro l'uso dei medicinali ci sia un grande business.

Ad esempio, so che in Italia continuano a essere di uso comune farmaci, come l'Aulin, che in Spagna e in Finlandia, ad esempio, sono stati proibiti e che alcune normative europee hanno indicato come prescrivibili solo in caso di effettiva necessità e dopo che gli altri farmaci si sono rivelati inefficaci.


Non è chiaro perché prodotti proibiti altrove perché a lungo andare provocano danni al fegato, siano ancora così utilizzati in Italia.

Ma anche all'estero gli interessi si celano bene.

Ricordo anche che quando mi trovavo a Bruxelles, ad ogni angolo veniva pubblicizzata la pillola abortiva utilizzando lo slogan: "L'aborto è un diritto".

Da quando ho parlato di pillola abortiva su questo blog poi, "l'importanza" dei visitatori - per così dire e senza volere assolutamente sminuire gli altri - è improvvisamente aumentata.

Dato che purtroppo c'è gente che non si fa scrupolo di arricchirsi ai danni di altri, e in America e non solo, ci sono molte cliniche specializzate proprio nell'interruzione di gravidanza, mi chiedo se l'aborto sia più un diritto o un grande business e quali interessi si celino dietro le informazioni che vengono diffuse o nascoste alla gente.

venerdì 2 aprile 2010

Bibbia o Traduzione del nuovo mondo?