giovedì 4 marzo 2010

Una serie di sfortunate circostanze

All'inizio degli anni ottanta, frequentavo le scuole elementari.

A scuotere la mia infanzia, e ancora di più quella di alcuni compagni, una serie interminabile di malattie e di lutti.

Quello che provo oggi ripensando a quel periodo è ancora un profondo dolore.

Il primo a mancare fu il fratellino di un mio compagno di classe che morì di tumore a pochi anni quando io frequentavo la prima elementare.

Seguirono - sempre a causa del cancro - il marito della mia maestra, la sorellina di un altro compagno e la madre di una ragazzina bellissima che lasciò lei e una figlia di sedici anni.

Ricordo che viaggiava continuamente verso la Francia per curare la leucemia e tornava portando dolci per le sue bambine.
Ma anche lei mancò presto.

Poi fu il turno di un mio compagno, un ragazzino con gli occhi azzurri e i capelli ricci e neri, sveglio e bravissimo in matematica, pieno di voglia di vivere.
Lottò fino a undici anni contro la sua malattia. Invano.

Gente semplice, famiglie di lavoratori che hanno speso i loro sacrifici in cure inutili, madri coraggiose segnate da lutti terribili, compagni, amici, vicini di casa.
E tutto questo avvenne in pochi anni.

Una volta pensavo che la nostra fosse stata una classe sfortunata, segnata da qualche strana maledizione.
Oggi credo sempre meno al caso e sempre più che l'uguaglianza e la giustizia non esistono a questo mondo e che alcuni si arricchiscono a spese di altri.
Ma queste non sono neanche novità.

Solo qualche anno fa ho visto un bambino bellissimo morire di leucemia, poi dei padri, adesso so di un ragazzo di vent'anni che lotta e chissà quanti altri.

Ma si dice che tutto vada bene e che dobbiamo essere ottimisti.
Eppure, anche se è giusto essere ottimisti, non possiamo negare che non tutto va bene e che bisogna fare qualcosa.

In fondo non vale la pena vivere solo per arricchirsi e per spendere in divertimenti.
L'esistenza è degna di essere vissuta solo se si combatte per un giusto ideale.


Forse, per prevenire tanto dolore, dovremmo iniziare a rivendicare il diritto di vivere in un mondo ripulito dai rifiuti di chi crede di potere giocare impunemente con la natura e con la vita degli altri, senza pensare di potere innescare meccanismi nei quali prima o poi si viene coinvolti.

Ma questa gente, accecata dalla bramosia di guadagno, non riesce a rendersi conto che potrebbe rimanere vittima delle proprie azioni.

L'acqua evapora e le nuvole la portano lontano e poi ricade sui campi che producono la frutta che arriva nei nostri piatti, viene portata alle nostre abitazioni, con il suo carico di veleni.

E' interesse di tutti, proprio di tutti, che il pianeta sia pulito.

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