lunedì 22 febbraio 2010

Finalmente oscurato su Facebook il gruppo "Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini Down"

Chi, come noi, è stato abituato ed educato a convivere con chi soffre e a prendersi cura degli altri - che siano stati i figli delle sorelle, i nonni, i vicini disagiati - rimane a dir poco sconcertato leggendo che qualcuno abbia solo potuto cullare quella che non mi sembra corretto definire un'idea.

Eppure il gruppo "
Giochiamo al tiro al bersaglio con i bambini Down", contava più di duemila iscritti ed era popolato dai commenti sgrammaticati di persone che sostenevano che chi soffre della sindrome di Down è solo un peso e un costo per la società e che i bambini Down andrebbero necessariamente abortiti.

Gli autori invece si celavano dietro due nickname.

Il nascondersi dietro dei nick e il fatto di non essere in grado di scrivere correttamente in italiano, rendono perfettamente l'idea del tipo di persone che ha militato in questo gruppo.

Eppure ricordo nitidamente persone che avevano smesso di studiare dopo i primi anni alle scuole elementari che però erano dotate di un'umanità fuori dal comune.

Mi chiedo allora quale sia il messaggio che è stato dato a chi ha creato e a chi ha aderito a questo gruppo e in quali contesti sia stato ricevuto.

E' lo stesso messaggio che è stato trasmesso ai fautori dell'eutanasia, anche quando il malato è deciso a lottare, o dell'aborto "per le vacanze", come ha spiegato tempo fa un medico.
Il messaggio che "non si lotta, non si cura, ma si sopprime", magari per passare un fine settimana spensierato.

Affermazioni come quelle che ho letto sul gruppo di cui parlo sopra, mi fanno pensare a una fetta di società che è stata abituata ad essere irresponsabile, abituata a curarsi solo del proprio divertimento.

Ma quanto deboli sono le persone che non lottano, che non si confrontano con chi sembra più disagiato, quanto è superficiale chi ha fatto del divertimento l'unica ragione di vita.

A prescindere dal fatto che siamo sani o "non normali" abbiamo tutti la stessa dignità e lo stesso diritto di vivere una vita dignitosa.
Non sono i bambini Down a non dovere nascere, non sono i malati a non dovere esistere, né tutti coloro che non sono accettati perchè diversi.

E' la società che deve cambiare.

La società deve imparare a confrontarsi con quella che ritiene diversità, deve dare pari possibilità a tutti, deve imparare a fare fronte alle esigenze di chi è più disagiato e soprattutto deve abituare al rispetto degli altri per quanto diversi essi siano.

Dietro quanti nomi importanti di artisti, scienziati, umanisti, filosofi, pittori, scultori, che con le loro opere hanno reso grande l'umanità, c'era un handicap.
Toulouse-Lautrec era affetto da nanismo.

E quando Bach, Beethoven, acquisirono gravi handicap, non smisero di lottare, ma continuarono a produrre grandi opere.

La vera forza di un essere umano non si misura dalla volontà di emarginare o addirittura di sopprimere il "diverso", ma sta nel saper trovare il modo di confrontarsi e imparare qualcosa da chi è nato con un handicap che spesso possiede delle capacità che noi "normali" non abbiamo.

La diversità è costruttiva.

Gruppi come quello di Facebook sono il frutto di una fetta di società disinformata che sembra non volere prendere atto della diversità, adeguarsi ad essa e rispettarla.

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