venerdì 12 febbraio 2010

Presentazione libro: "La legge del più forte"

Chi non conosce la storia di Pollicino? Ma quanti di noi sanno che ha un fondo di verità?

Una volta, presso alcuni popoli, quando non c'era abbastanza ricchezza per tutti, si abbandonavano i bambini.


Lo facevano anche gli antichi romani che li lasciavano nei pressi della colonna Lactaria, nella speranza che qualche donna pietosa si fermasse ad allattarli (http://www.catacombe.roma.it/it/ricerche/ricerca10.html).


Oggi, grazie al progresso e all'informazione, consideriamo questa pratica un crimine.


Anche i neonati sono esseri umani. Nessuno è stato adulto senza mai essere stato un adolescente, un bambino, un neonato e ancora prima un feto e un embrione.


Per usare parole di altri, chi si sente di dire "non ero io nel grembo di mia madre"?

Non è una questione morale, non ha nulla a che fare con la Chiesa, basta riflettere.


E, considerato che la riproduzione e la morte sono i mezzi che la natura ha stabilito per migliorare la nostra specie, l'interruzione di gravidanza non si può considerare affatto un progresso.


So che l'aborto è un tema scottante di cui molti preferiscono non sentire parlare e verso il quale si è generalmente colmi di pregiudizi, anche verso chi ne parla.


Ma pensiamo che la conoscenza umana, la scienza progrediscono perchè si pongono domande, grazie alla "crisi".


Pensiamo che ai tempi del Nazismo era scandaloso pensare che tedeschi ed ebrei avessero gli stessi diritti.


Per questo vale la pena ascoltare e leggere anche le riflessioni di chi per noi ha idee sbagliate.


Oggi si dice alle donne che l'aborto è una cura, un diritto, ma la maggior parte di loro non sa cosa avvenga durante un'interruzione di gravidanza, né cosa sia un embrione o un feto, non sa come si metta in pratica questo diritto.


Nel mio racconto "La legge del più forte" ho deciso di non parlarne in modo diretto.


Ho scelto questo modo di raccontare per il rispetto che provo verso chi non ha avuto la possibilità di nascere, ho preferito limitarmi a fare dei cenni che inducano il lettore curioso a cercare immagini e video che mostrino la cruda realtà dell'interruzione di gravidanza.


Nel libro, ho deciso di mostrare chi non è ancora nato attraverso gli occhi di un'adolescente che vive emozioni intense e spontanee e vede queste creature estremamente vitali, ma senza alcuna possibilità di difesa.


Ho preferito non dire che la maggior parte degli aborti terapeutici si pratica con feti sani, che a Torino, al Sant'Anna, per la salute psicologica della donna, nelle gravidanze trigemellari uno dei feti viene ucciso con una puntura al cuore e che spesso questo provoca la morte di tutti i gemelli.


Non è questo l'aiuto che uno stato civile e che crede nel progresso e nell'evoluzione, dovrebbe dare.
Non è questo il diritto che le donne, anzi che le famiglie dovrebbero rivendicare.
Lo Stato deve dare alle donne tutti i mezzi e l'aiuto per crescere i figli che se non sono voluti, possono essere adottati da famiglie che li accoglierebbero con amore.


Una società civile ed evoluta deve restituire valore alla vita.


L'emancipazione non equivale alla sterilità.


La società moderna deve adeguarsi e valorizzare la diversità e sfatare le idee false.


Una persona diversamente abile quando è accettata e amata dalla famiglia non è più infelice di chi è bello, è ricco, ma ricorre alla droga, alla chirurgia estetica - pensate a Michael Jackson - per noia, per rincorrere chissà quale ideale, perchè bisogna essere belli e brillanti e non si può fallire per nessun motivo.


Chi ha stabilito che ci si rovina la vita ad avere un figlio a quattoridici anni? A rovinare la vita sono i falsi valori, ideali sbagliati, le cattive amicizie, la droga.
La cronaca è piena di ragazzini che si drogano per rompere la monotonia, piena di adolescenti che muoiono di anoressia per rincorrere un opinabile ideale di bellezza che non riusciranno mai a imitare.


La vita è sempre dura, non è con l'aborto che si risolvono i problemi.
Non si fugge, ma si combatte.


Per tornare alla tutela dei diritti delle donne, vorrei ribadire che loro spesso non sanno che ci sono cure e medicine che oggi si ritengono superate e dannose, né che gli effetti dei farmaci, e penso alla celebre pillola abortiva, si scoprono dopo che vengono utilizzati per parecchio tempo dalle masse, da chi accorda fiducia alle case farmaceutiche acquistando i loro prodotti.


Chissà quali si scopriranno tra qualche anno gli effetti della pillola abortiva, chissà cosa si sarà scoperto sull'embrione e sul feto intanto.



Alcuni scienziati si sono già chiesti quali siano le cause che portino ad una combinazione genetica tra le innumerevoli possibili e alcuni sostengono che questo sia possibile solo per l'intervento di qualcosa che non comprendiamo ancora.

Ma, mentre la nostra conoscenza è così limitata, uccidiamo chi riteniamo non abbia coscienza eppure è tanto vitale.


Questo perchè c'è chi ritiene che i movimenti del feto siano dovuti alle stesse reazioni chimiche che provocano il movimento della coda di una lucertola priva del corpo, ma dico io, quella non diventa un uomo.


Ho scritto "La legge del più forte" pensando ai giovani, anzi alle giovanissime, a tutti quelli che leggono recandosi a scuola o a lavoro e non vedono l'ora di finire quel libro che hanno iniziato sul treno o sull'autobus.

Ho scritto pensando a tutte le ragazze che non amano leggere, ma che forse potrebbero addentrarsi nella lettura di quel libricino e di quella storiella che non richiede particolare attenzione.

Non volevo dilungarmi in pagine inutili e ridondanti ripetendo l'unica cosa che volevo dire: una legge è stata necessaria per disciplinare una pratica diffusa e pericolosa, ma deve essere superata.

Non critico la legge, ma ho messo in luce alcuni degli aspetti peggiori che l'hanno prodotta e che la sostengono.

Il libro è stato criticato per la sua brevità, per la sua semplicità, perchè ho solo lasciato immaginare certe situazioni senza esprimerle chiaramente, ma non volevo essere ripetitiva e parlare in modo palese di cose che risultano già evidenti.
E poi una storia deve anche lasciare spazio all'immaginazione, ai sogni, deve permettere di fantasticare.
Forse è stato per via della televisione, dei computer, del nostro stile di vita, ma sembra quasi che molti abbiano perso queste capacità e questi piaceri.

Ho scritto anche per rendere delle informazioni fruibili da tutti e chi vuole farsi capire cerca una comunicazione efficace, semplice.
Non voglio paragonarmi ai grandi predicatori, ma tutti usavano la lingua del popolo.
Gesù, parlava in dialetto aramaico.


Con tutto questo non voglio creare nei lettori inutili aspettative.
E' un racconto a tema, una storia semplice, qualche riflessione utile.
Più che scrivere una bella storia,mi interessava porre delle questioni nuove.

I personaggi conservano tutti la franchezza tipica di alcuni paesi del Sud, Samuel invece è la parte di società che preferisce rimanere indifferente di fronte ad alcune tematiche.

Per non annoiare il lettore, non mi dilungo ulteriormente.
A chi vuole saperne di più consiglio di leggere il libro.

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